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Il ritorno delle scorie nucleari in Italia: perché e dove finiranno?

Nel 2025, l'Italia dovrà riprendere il controllo di una parte delle scorie nucleari che attualmente si trovano all'estero, in particolare in Francia e Regno Unito. Ma perché il nostro Paese si trova in questa situazione, e soprattutto, dove verranno depositati questi rifiuti una volta rientrati? Scopriamo insieme i dettagli di questa vicenda.

Il contesto storico: perché l'Italia ha scorie nucleari all'estero?

Per comprendere la questione delle scorie nucleari, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, precisamente al 1987, quando l'Italia possedeva ancora quattro centrali nucleari operative: Trino, Caorso, Garigliano e Latina. Dopo l'incidente di Chernobyl nel 1986, l'opinione pubblica si schierò fortemente contro il nucleare, e tra l'8 e il 9 novembre 1987 si tenne un referendum in cui gli italiani votarono contro lo sviluppo di nuove centrali e l'uso di fondi pubblici per incentivare queste strutture.
Sebbene il referendum non prevedesse esplicitamente la chiusura delle centrali nucleari esistenti, la preoccupazione diffusa portò alla chiusura volontaria degli impianti, avviando così il processo di decommissioning. Questo termine indica la fase di smantellamento delle centrali e la gestione delle scorie nucleari prodotte.

Il riprocessamento delle scorie nucleari

Una parte delle scorie nucleari non è propriamente considerata un rifiuto, poiché il combustibile esausto può essere trattato chimicamente per recuperare materiale utile. Tuttavia, l'Italia non dispone di impianti per gestire questo processo, motivo per cui dagli anni '60 abbiamo stretto accordi con il Regno Unito e successivamente con la Francia per il trattamento delle scorie.
Il combustibile recuperato è stato venduto nel corso degli anni, mentre i rifiuti radioattivi prodotti dal riprocessamento sono stati stoccati nei depositi di Francia e Regno Unito. Naturalmente, questi Paesi non tengono le scorie italiane gratuitamente: l'Italia ha pagato complessivamente circa 1,2 miliardi di euro dal 2001 a oggi per la gestione di questi rifiuti.

La scadenza del 2025: un rientro obbligatorio

Secondo gli accordi stipulati, l'Italia dovrà riportare le scorie nucleari nel proprio territorio entro il 2025. Tuttavia, per farlo, è necessario che l'Italia disponga di depositi sicuri dove stoccare i rifiuti. Questi depositi devono avere standard di sicurezza almeno pari a quelli dei Paesi che attualmente ospitano le scorie.

Le due opzioni: deposito temporaneo o deposito nazionale

Per affrontare il rientro delle scorie, l'Italia ha due possibili strade:

  1. Depositi temporanei: attualmente, sul territorio italiano esistono già 20 depositi temporanei per rifiuti radioattivi, utilizzati per gestire i rifiuti provenienti da centri di ricerca e ospedali. Tuttavia, questi impianti devono essere modernizzati per poter accogliere anche le scorie ad alta attività provenienti dalle ex centrali nucleari. I depositi temporanei ospiterebbero i rifiuti solo per un periodo limitato, in attesa di una soluzione definitiva.

  2. Deposito nazionale: l'altra opzione è la costruzione di un deposito nazionale, un unico sito che ospiterebbe tutti i rifiuti radioattivi italiani, sia quelli prodotti in passato che quelli attuali. Questo progetto, però, è ancora in fase di studio: sono stati individuati 51 possibili siti per la costruzione, ma nessuna delle aree proposte ha ancora dato il via libera ai lavori. Il deposito nazionale ospiterebbe i rifiuti a bassa attività in modo permanente, ma quelli ad alta attività necessiteranno di un deposito geologico ancora in fase di progettazione.

Il futuro delle scorie nucleari italiane

La scadenza del 2025 si avvicina, ma al momento l'Italia non sembra pronta per accogliere le scorie nucleari. La costruzione di un deposito nazionale appare un'impresa difficile da completare entro i tempi previsti, e anche l'ammodernamento dei depositi temporanei richiede tempo e investimenti significativi. Di conseguenza, è possibile che l'Italia debba negoziare nuovi accordi commerciali con Francia e Regno Unito per mantenere temporaneamente i rifiuti all'estero, con costi aggiuntivi per lo Stato.

Conclusione

La questione delle scorie nucleari italiane è complessa e richiede decisioni rapide e sicure per evitare ulteriori costi e ritardi. Il progetto di un deposito nazionale rappresenta una soluzione a lungo termine, ma la sua realizzazione è ancora in fase di stallo. Nel frattempo, la gestione delle scorie continuerà a essere un tema centrale per il futuro energetico e ambientale del Paese.

Di Gaetano

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