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Il problema non è Netanyahu, ma la natura dello Stato di Israele: Riflessioni di Ilan Pappé

Nel contesto attuale dei conflitti che scuotono il Medio Oriente, una recente intervista con lo storico Ilan Pappé su Fanpage rivela una prospettiva profonda sulle radici e le implicazioni del conflitto israelo-palestinese. Secondo Pappé, la questione non si riduce alla politica di Netanyahu o alle azioni del suo governo; piuttosto, si tratta della natura stessa dello Stato di Israele, considerato da lui un progetto coloniale intrinsecamente problematico.

La natura ideologica del regime

Pappé evidenzia come il problema fondamentale risieda nella natura ideologica del regime di Israele. Descrive lo Stato come un progetto sionista di matrice europea, destinato a instaurarsi come uno stato ebraico nel cuore del mondo arabo. Questa configurazione ha richiesto, e continua a richiedere, l'uso della forza per imporsi sugli Palestinesi, contro la loro volontà, perpetuando così una dinamica di oppressione e resistenza che non ha subito cambiamenti sostanziali nel tempo.

La questione del sionismo e la reazione internazionale

Il dibattito sul sionismo, spiega Pappé, è spesso mal interpretato in Europa. Mentre alcuni vedevano nel sionismo un sogno socialista, altri lo ritenevano l'unica democrazia liberale nel Medio Oriente. Tuttavia, secondo lo storico, queste visioni non colgono la reale natura del progetto, che non può prescindere dall'occupazione, dall'oppressione e, negli ultimi tempi, persino da azioni che possono essere descritte come genocidio e pulizia etnica.

Il futuro del conflitto

Pappé non vede soluzioni immediate al conflitto, specialmente con l'attuale governo di destra che, secondo lui, rappresenta una versione più fanatica del sionismo. Tuttavia, guarda con una certa speranza alle generazioni più giovani di Palestinesi, le quali potrebbero assumere un ruolo di leadership unificata e democratica, proponendo nuovi modelli di convivenza basati sull'uguaglianza e la democrazia.

Verso una soluzione alternativa

L'idea di sostituire lo Stato di Israele con uno stato democratico è vista da Pappé come una proposta sia morale che pratica, avendo già precedenti storici in Palestina. Egli suggerisce che un cambiamento nel discorso palestinese potrebbe influenzare positivamente anche le forze progressiste all'interno della società israeliana. Critica inoltre l'attuale agenda del due-stati, ritenuta non realistica, e invita a pensare "fuori dagli schemi" per cercare soluzioni realmente applicabili.

Conclusioni

Le riflessioni di Ilan Pappé pongono interrogativi cruciali sulla sostenibilità e la legittimità dello Stato di Israele nel suo formato attuale. Sebbene le sue visioni possano essere considerate radicali da alcuni, offrono un importante contributo al dibattito globale su uno dei conflitti più duraturi e complessi del nostro tempo. La sua analisi suggerisce che solo affrontando le questioni di fondo e considerando soluzioni innovative potremmo sperare in un futuro di pace e stabilità per la regione.

Di Gaetano

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