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Precariato nella scuola: l'Europa deferisce l'Italia, cosa cambierà nel reclutamento?

Il tema del precariato scolastico è al centro del dibattito politico italiano da diversi anni, e la recente decisione dell'Unione Europea di deferire l'Italia per violazione delle norme sul trattamento dei docenti precari ha acceso ulteriormente il confronto. Questo deferimento nasce da una lunga battaglia legale, iniziata nel 2017 con una denuncia al Comitato Europeo dei Diritti Sociali, accolta nel 2020, e proseguita fino alla raccomandazione finale al Consiglio d'Europa. Si tratta di un passo importante nella tutela dei diritti dei lavoratori precari nel settore pubblico, che porterà l'Italia a dover rivedere radicalmente le proprie leggi sul reclutamento scolastico.

Le ragioni del deferimento

Il deferimento dell'Italia da parte della Commissione Europea ha due motivazioni principali. In primo luogo, l'Italia non dispone di misure efficaci per prevenire l'abuso dei contratti a tempo determinato nel settore pubblico, a differenza di quanto avviene nel privato, dove la stabilizzazione è una pratica consolidata. Nel settore pubblico, tuttavia, la stabilizzazione può avvenire solo se prevista dalla legge, e attualmente la legge italiana non consente tale meccanismo in modo automatico.
Il secondo motivo riguarda la violazione del principio di non discriminazione. Un insegnante precario in Italia, che costituisce circa il 20-25% del personale scolastico, è trattato in modo diverso rispetto ai colleghi di ruolo sia dal punto di vista giuridico che economico. Questa disparità è particolarmente evidente nei diritti economici, come il trattamento delle ferie, dei permessi e degli scatti di anzianità, che sono concessi in misura ridotta o addirittura negati ai docenti precari.

La risposta del governo e il doppio canale di reclutamento

Per affrontare la situazione, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha evidenziato che una parte delle responsabilità va attribuita ai precedenti governi e che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta già imponendo alcune riforme nel settore del reclutamento scolastico. Tuttavia, secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato ANIEF, queste riforme non saranno sufficienti a risolvere il problema del precariato scolastico. È necessario un cambiamento legislativo più ampio, che potrebbe includere il ritorno al doppio canale di reclutamento a partire dal 2026.
Il doppio canale di reclutamento prevede di assumere docenti non solo tramite concorsi pubblici, ma anche dalle graduatorie provinciali per le supplenze (GPS). Questo sistema permetterebbe di stabilizzare i precari con anni di esperienza, riducendo l'abuso dei contratti a termine.

Le conseguenze economiche del deferimento

Se l'Italia non si adeguerà alle raccomandazioni dell'Europa, il rischio di sanzioni economiche è elevato. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea potrebbe imporre all'Italia multe milionarie, analoghe a quelle inflitte in passato per violazioni simili. È un rischio che il governo italiano non può ignorare, soprattutto alla luce delle già precarie condizioni economiche del settore pubblico.

La necessità di risorse

Uno degli ostacoli principali per garantire una parità di trattamento tra docenti precari e di ruolo è la mancanza di risorse economiche. Come sottolineato da Pacifico, nell'ultimo contratto collettivo sono stati necessari 60 milioni di euro solo per garantire tre giorni di permesso retribuito ai docenti precari. Per colmare completamente il divario tra precari e docenti di ruolo, sarebbero necessari miliardi di euro, risorse che al momento il governo non ha messo a disposizione.

Il ruolo centrale dell'insegnante

In occasione della Giornata Mondiale dell'Insegnante, Pacifico ha ribadito l'importanza della figura del docente nella società. Nonostante la centralità del loro ruolo nella formazione delle future generazioni, gli insegnanti italiani, soprattutto quelli precari, sono spesso trattati con poco rispetto e considerazione. Il loro stipendio, inferiore a quello di molti lavoratori manuali, è solo un esempio di questa svalutazione.
Pacifico sottolinea che gli insegnanti devono riappropriarsi del loro ruolo centrale e rivendicare con forza il loro diritto a essere trattati in modo equo e dignitoso. Solo con questa autoconsapevolezza sarà possibile ottenere il riconoscimento che la professione docente merita e le condizioni necessarie per formare i cittadini del domani.

Conclusioni

Il deferimento dell'Italia da parte dell'Europa rappresenta un punto di svolta per la questione del precariato scolastico. La speranza è che questo spinga il governo a rivedere le politiche di reclutamento e trattamento economico dei docenti, ponendo fine a decenni di discriminazioni. Il ritorno al doppio canale di reclutamento dal 2026 potrebbe rappresentare una soluzione efficace, ma sarà necessario garantire risorse sufficienti per rendere effettive le riforme. Solo così sarà possibile offrire ai docenti precari la stabilità e il rispetto che meritano.

Di Gaetano

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