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Petrolio e Porti: La Vendetta di Israele Non Può Colpire il Nucleare Iraniano

Le tensioni in Medio Oriente non sembrano diminuire, e l'attesa per la risposta di Israele all'attacco iraniano mantiene il mondo con il fiato sospeso. Le parole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sono state chiare: Israele ha il diritto di rispondere, ma la reazione deve essere "proporzionata". Questo implica che Israele non colpirà le strutture nucleari iraniane, nonostante il premier israeliano Benjamin Netanyahu abbia definito l'Iran come parte dell'asse del male. Le sue dichiarazioni, volte a ottenere consenso popolare, mirano a sottolineare l'unità di Israele contro un nemico comune.
Netanyahu ha bisogno di mantenere saldo il supporto della popolazione, ma la sfida reale riguarda la scelta dei target da colpire. Se le strutture nucleari sono escluse, un altro obiettivo potrebbe essere quello delle infrastrutture che sostengono l'economia iraniana, in particolare i siti di estrazione di petrolio e gas. Colpire questi settori vitali dell'economia iraniana metterebbe in difficoltà Teheran, che basa gran parte del suo PIL sull'esportazione di materie prime, soprattutto verso la Cina.
La Cina, infatti, acquista circa il 10% del suo fabbisogno petrolifero dall'Iran, approfittando di prezzi molto scontati a causa delle sanzioni internazionali. Se Israele dovesse colpire queste infrastrutture, le conseguenze si rifletterebbero anche sull'economia cinese, innescando potenziali tensioni a livello globale.
Nonostante le parole di Biden, c'è chi ritiene che Israele potrebbe agire in modo più deciso rispetto al passato. Nel 2022, infatti, la risposta israeliana a un attacco simile fu giudicata troppo debole. Alcuni funzionari, rimasti anonimi, hanno suggerito che Israele potrebbe aver fatto un errore ascoltando la richiesta americana di moderazione. Una reazione troppo blanda, come quella del passato, potrebbe non essere sufficiente questa volta, specialmente se Israele mirasse ai siti economici iraniani.
In questo scenario, le minacce da parte dell'Iran non mancano. Teheran ha avvertito più volte Israele, promettendo una risposta devastante se gli attacchi israeliani danneggiassero gravemente le infrastrutture economiche o nucleari iraniane. Gli 007 informatici iraniani hanno diffuso messaggi su Telegram, segnalando che se la risposta di Israele sarà sproporzionata, Teheran non esiterà a colpire anche i paesi alleati di Israele, come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait e il Bahrain, dove si trovano dislocate migliaia di truppe statunitensi.
La questione è complessa, e Israele si trova in una posizione delicata. Il Rosh Hashanah, il Capodanno civile ebraico, ha unito parte della popolazione attorno a Netanyahu, ma il paese rimane diviso. Israele è in festa per lo scampato pericolo degli attacchi missilistici iraniani, ma è anche in lutto per la morte di giovani soldati israeliani uccisi dagli scontri con Hezbollah in Libano.
La situazione in Medio Oriente è estremamente fluida e potrebbe degenerare da un momento all'altro. Le scelte strategiche di Israele, così come le risposte dell'Iran, saranno fondamentali per determinare se la regione scivolerà verso un conflitto aperto o se prevarrà una fragile stabilità.
In questo contesto, molti si chiedono quale sarà il prossimo passo di Israele. Colpire le infrastrutture economiche dell'Iran potrebbe innescare una catena di reazioni devastanti per l'intera regione.

Di Gaetano

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