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Perché il regime forfettario è come un paradiso fiscale

Il regime forfettario è stato spesso paragonato, seppur in modo ironico, a un paradiso fiscale all'interno del contesto italiano. Questo regime fiscale, introdotto nel 2015 come evoluzione del precedente regime dei minimi, offre una serie di agevolazioni incredibilmente vantaggiose per i liberi professionisti e le piccole attività. Il regime forfettario è diventato sempre più popolare grazie alla sua semplicità e alla bassa tassazione, tanto che oggi è spesso visto come una delle opzioni più convenienti per chi opera con partita IVA.

Cos'è il regime forfettario?

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato pensato per i liberi professionisti e le piccole imprese, con un limite di fatturato di 85.000 euro annui. Questo regime consente di usufruire di aliquote fiscali ridotte e di una gestione semplificata della contabilità. Una delle caratteristiche più rilevanti è l'esenzione dall'IVA, che rappresenta un vantaggio significativo, soprattutto per chi lavora nel settore B2C (business to consumer), dove l'impatto dell'IVA sui prezzi può essere determinante.
Per esempio, un personal trainer che opera in regime forfettario può offrire i propri servizi a 40 euro, senza dover aggiungere il 22% di IVA, rendendo i suoi prezzi più competitivi rispetto ai concorrenti che operano in regime ordinario.

I costi forfettari e i coefficienti di redditività

Un altro elemento fondamentale del regime forfettario è l'uso dei coefficienti di redditività. Sebbene non sia possibile dedurre le spese aziendali, lo Stato presume che ogni attività abbia dei costi e applica dei coefficienti che variano in base al tipo di attività. Questi coefficienti determinano la percentuale di reddito che è soggetta a tassazione. Per esempio, un avvocato con un fatturato di 60.000 euro vedrà applicato un coefficiente di redditività del 78%, il che significa che le tasse e i contributi saranno calcolati su 46.800 euro anziché sull'intero fatturato.
In pratica, è come se lo Stato riconoscesse che una parte del reddito viene già "dedotta" attraverso questo calcolo forfettario.

Contributi pensionistici e imposta sostitutiva

Dopo aver determinato l'imponibile, si passa al calcolo dei contributi pensionistici, che variano a seconda della cassa previdenziale. Per chi rientra nella gestione separata INPS, l'aliquota è del 26%. Tuttavia, questi contributi sono deducibili, il che riduce ulteriormente la base imponibile su cui viene applicata l'imposta sostitutiva.
L'imposta sostitutiva nel regime forfettario è del 5% per i primi cinque anni di attività e del 15% per gli anni successivi. Questo significa che, su un reddito imponibile di 35.000 euro, un nuovo avvocato pagherà solo 1.750 euro di imposta sostitutiva. Se si considerano le tasse effettivamente pagate rispetto al fatturato complessivo, si nota che la tassazione è inferiore al 3%.

Vantaggi rispetto al regime ordinario

Il regime forfettario risulta particolarmente vantaggioso rispetto al regime ordinario, soprattutto per chi ha costi operativi relativamente bassi. I contribuenti che operano in regime ordinario devono affrontare una maggiore complessità burocratica, la gestione dell'IVA e una tassazione più elevata. Facciamo un esempio:
Un avvocato in regime ordinario con lo stesso fatturato di 60.000 euro dovrà pagare 13.200 euro di IVA. Anche dopo aver dedotto i 15.000 euro di costi, l'imponibile rimane di 25.200 euro, su cui si applicano contributi pensionistici e IRPEF. Alla fine, il netto sarà di circa 14.000 euro, meno della metà di quanto avrebbe guadagnato in regime forfettario.

Il limite del regime forfettario

Nonostante i numerosi vantaggi, il regime forfettario ha dei limiti. In particolare, diventa meno conveniente per attività con margini di guadagno molto bassi, dove l'incapacità di scaricare i costi diventa un ostacolo significativo. Se i margini scendono sotto il 30%, il regime ordinario potrebbe risultare più vantaggioso. Tuttavia, è raro che attività con margini così bassi rientrino ancora nei limiti di fatturato del forfettario, rendendo l'opzione ordinaria più comune per chi supera i 85.000 euro di fatturato annuo.

Riforme necessarie e opinioni personali

L'attuale struttura del regime forfettario ha portato molti a definirlo un sistema ingiusto, soprattutto a causa della progressività fiscale che viene compromessa. L'idea che un professionista in regime forfettario possa pagare meno del 3% di tasse, mentre un dipendente con lo stesso reddito paga il 35%, mette in evidenza una distorsione nel sistema fiscale.
In un'ottica di riforma, sarebbe auspicabile ridurre il limite di fatturato a 30.000 euro e limitare la durata del regime forfettario a 3 anni. Dopo questo periodo, i professionisti dovrebbero passare automaticamente al regime ordinario, garantendo una maggiore equità fiscale.

Conclusioni

Il regime forfettario rappresenta un'opportunità incredibilmente vantaggiosa per chi desidera avviare una piccola attività o intraprendere la libera professione. Grazie alla bassa tassazione e alla semplicità di gestione, è possibile ottenere benefici fiscali paragonabili a quelli di un vero e proprio paradiso fiscale. Tuttavia, l'attuale struttura del regime pone importanti questioni di equità, soprattutto rispetto al trattamento fiscale dei dipendenti e delle aziende che operano in regime ordinario.
Se avete la possibilità di scegliere tra regime ordinario e forfettario, è altamente consigliabile valutare attentamente il secondo, tenendo conto delle enormi agevolazioni fiscali che offre.

Di Gaetano

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