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Le Nomine di Donald Trump e la Guerra agli Apparati degli Stati Uniti

I primi passi di Donald Trump verso la sua nuova presidenza stanno già delineando una strategia piuttosto complessa e, in alcuni casi, conflittuale. Le prime nomine rivelano l'orientamento di Trump e le sue intenzioni per il futuro degli Stati Uniti. Questo articolo esplora come le sue scelte riflettano una strategia mirata a contrastare gli apparati tradizionali e a definire nuovi equilibri interni e di politica estera.

Un'Amministrazione Eterogenea

Le nomine di Trump mostrano una squadra di governo eterogenea, composta da cinque principali correnti. Questo mosaico variegato riflette la volontà di creare un governo non omogeneo, ma in grado di affrontare temi diversi con competenze diverse. Le correnti principali si occupano di:

  • Combattere lo stato profondo e l'establishment dell'intelligence e della giustizia, per dare a Trump maggiore margine di manovra.

  • Snellire lo Stato amministrativo, guidato da Elon Musk, con l'obiettivo di ridurre la burocrazia.

  • Indebolire i rivali dell'America, come Cina e Iran, con un approccio meno focalizzato sulla Russia.

  • Affrontare l'agenda sociale ed economica, divisa tra chi adotta un approccio neoliberista e chi invece promuove l'agenda "America First", concentrandosi sul lavoro e sulla dignità della classe lavoratrice.

La Guerra agli Apparati

Uno dei temi centrali della politica di Trump è la guerra agli apparati. Questo conflitto si sviluppa su due fronti distinti:

  1. La battaglia contro lo Stato amministrativo: Questa battaglia è condotta da Elon Musk e Vivek Ramaswamy e mira a ridurre l'influenza delle agenzie burocratiche non democratiche, ovvero quelle che non rispondono direttamente agli elettori o al Congresso. Si parla di tagli al personale, riduzione delle spese pubbliche e limitazione dell'autorità regolativa di queste agenzie.

  2. La battaglia contro lo Stato profondo: Si tratta di una lotta contro l'establishment delle agenzie di intelligence, il Pentagono e il Dipartimento di Giustizia. Trump ha scelto figure chiave come Tulsi Gabbard, ex deputata democratica convertita in repubblicana, per guidare questa sfida. Tuttavia, la posizione al Pentagono è particolarmente delicata: Pete Hegseth, il candidato di Trump, potrebbe avere difficoltà a gestire un apparato complesso come il Pentagono, specialmente data la sua limitata esperienza manageriale.

Il Pentagono e l'Intelligence: Fronti Caldi

Il Pentagono rappresenta uno dei principali fronti di scontro per Trump. Qui, Trump intende affrontare la componente progressista degli ufficiali, considerata da molti conservatori come una forza troppo politicizzata e troppo orientata verso politiche di diversità e inclusione. Trump vuole un Pentagono focalizzato esclusivamente sulla preparazione alla guerra, eliminando l'influenza di politiche sociali che ritiene non pertinenti alle forze armate.
Allo stesso modo, le agenzie di intelligence sono viste come il primo bersaglio da colpire, accusate di aver minato la stabilità della prima presidenza di Trump. La nomina di John Ratcliffe alla CIA suggerisce un tentativo di porre un controllo più stretto sull'apparato di intelligence.

Il Ruolo di Elon Musk

Elon Musk è stato scelto per guidare l'agenda di snellimento della burocrazia federale. La sua visione aziendalista punta all'efficienza e al contenimento dei costi, ma questo approccio potrebbe entrare in conflitto con l'agenda sociale di Trump, che mira a ridare lavoro e dignità alla classe operaia americana. Musk rappresenta una logica di gestione dello Stato simile a quella di un'azienda, che potrebbe scontrarsi con le aspettative dei sostenitori più tradizionali di Trump.

Politica Estera: Continuità e Cambiamento

Per quanto riguarda la politica estera, Trump ha scelto figure come Mike Waltz e Marco Rubio, entrambi con una forte esperienza nei rapporti con l'intelligence e negli apparati di sicurezza nazionale. Sebbene in passato abbiano sostenuto gli aiuti all'Ucraina, oggi sembrano voler evitare un impegno diretto senza un chiaro obiettivo strategico. L'idea è quella di cercare un equilibrio tra l'indebolimento dei rivali americani e la necessità di non coinvolgere ulteriormente gli Stati Uniti in conflitti senza fine.

Una Guerra Interna all'Establishment

Il ritorno di Trump è visto come la lotta di una contro-élite che cerca di sostituire l'elite progressista degli ultimi decenni. Questa nuova contro-élite include ex democratici come Tulsi Gabbard e finanziatori di rilievo che hanno deciso di supportare il progetto di Trump. La battaglia non è solo contro l'establishment esterno, ma anche all'interno del proprio campo: le diverse correnti presenti nell'amministrazione Trump potrebbero portare a scontri interni significativi nei prossimi mesi.

Conclusioni

Le nomine di Trump mostrano una strategia che combina continuità con il passato e cambiamento radicale. La volontà di affrontare gli apparati burocratici e di riformare la politica estera in modo più prudente indica un approccio mirato a consolidare il potere presidenziale e a ridurre l'influenza delle forze contrarie all'interno degli Stati Uniti. Tuttavia, l'eterogeneità delle nomine e le divergenze interne all'amministrazione potrebbero rappresentare un ostacolo significativo alla realizzazione di questa visione.
Se vuoi approfondire uno di questi temi o capire meglio come le dinamiche interne influenzeranno il futuro degli Stati Uniti, fammelo sapere. Sono qui per discuterne insieme!

Di Gaetano

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