Neurodivergenze e ADHD: Una moda o una realtà scientifica?
Nel video (in fondo a questo articolo), il Dottor Valerio Rosso e lo psicoterapeuta Gennaro Romagnoli discutono delle neurodivergenze, tra cui l'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività). Le neurodivergenze non sono malattie, ma modi diversi in cui il cervello si sviluppa e funziona, risultando in comportamenti e processi cognitivi atipici. Questi fenomeni, che comprendono anche condizioni come il disturbo dello spettro autistico e la dislessia, non devono essere etichettati come patologie, ma visti come differenze naturali che richiedono maggiore inclusività e consapevolezza sociale.
Differenze tra psicopatologie e neurodivergenze
Rosso chiarisce la differenza tra le neurodivergenze e le psicopatologie: mentre le prime sono variazioni neurologiche, le seconde riguardano disordini mentali che richiedono diagnosi e trattamento. In particolare, si pone l'attenzione sul rischio di sovradiagnosi e stigmatizzazione, evidenziando come etichettare una persona possa influenzare negativamente il modo in cui essa si percepisce e si relaziona con il mondo. La discussione si sofferma su come l'approccio costruttivista (secondo cui le etichette possono influenzare le esperienze) sia utile per comprendere queste dinamiche.
ADHD: un disturbo spesso frainteso
Un tema centrale del video riguarda l'ADHD e la percezione errata che circonda questo disturbo. Molti credono che l'ADHD sia una scusa per giustificare comportamenti impulsivi o disorganizzati, ma in realtà è una condizione neurobiologica che influisce sulle capacità di attenzione, organizzazione e gestione del tempo. Rosso sottolinea che la diagnosi e il trattamento sono cruciali per aiutare le persone a gestire meglio i sintomi, piuttosto che etichettarle in modo negativo.
Inclusività e neurodivergenze
Nel dialogo emerge l'importanza di promuovere un mondo inclusivo, che tenga conto delle diverse modalità con cui le persone neurodivergenti percepiscono e interagiscono con l'ambiente. Questo approccio non significa facilitare, ma creare spazi dove tutti possano esprimere il loro potenziale. Gli autori sottolineano come la società debba abbandonare il giudizio e accettare la diversità cognitiva come una parte integrante della condizione umana.
Cambiamento di prospettiva
Rosso e Romagnoli concludono riflettendo su come la consapevolezza crescente delle neurodivergenze stia modificando la percezione della salute mentale. Si spera che, con il tempo, le neurodivergenze saranno viste non come deficit, ma come varianti naturali del neurosviluppo, eliminando stigma e pregiudizi. L'obiettivo è creare una società dove le differenze siano comprese e valorizzate, piuttosto che emarginate.