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I negoziati per un trattato globale sulla plastica: un fallimento ignorato dai media

Negli ultimi giorni, i negoziati per approvare un trattato globale contro l'inquinamento da plastica sono stati un fallimento totale, ma di questo non se ne è quasi parlato. L'incontro, considerato cruciale per il futuro del nostro pianeta, si è svolto in Corea del Sud e ha visto la partecipazione di quasi 200 nazioni, con l'obiettivo di raggiungere un accordo vincolante per ridurre l'inquinamento da plastica. Tuttavia, il risultato è stato insoddisfacente: non si è raggiunto alcun consenso significativo e la notizia è stata ignorata da gran parte dei media internazionali.

Un fallimento annunciato

Il negoziato, che rappresentava il quinto round di discussioni organizzate dalle Nazioni Unite negli ultimi due anni, aveva l'obiettivo ambizioso di approvare un trattato che ponesse fine alla crisi dell'inquinamento da plastica. Nonostante l'intensità delle discussioni e l'impegno di molti paesi, una settimana di negoziati ha messo in luce profonde divisioni tra due gruppi principali di nazioni.
Da un lato, c'erano i paesi ad alta ambizione, che chiedevano limiti globali alla produzione di plastica e all'uso di prodotti chimici nocivi. Dall'altro, c'erano i paesi principalmente produttori di petrolio, che invece volevano concentrare gli sforzi solo sulla gestione dei rifiuti, senza ridurre la produzione di plastica. Questa divisione ha impedito di raggiungere un accordo, lasciando aperte molte questioni cruciali e rinviando ulteriori discussioni a una data futura non ancora definita.

Il problema della plastica e le proposte mancate

L'inquinamento da plastica rappresenta una delle più grandi minacce ambientali del nostro tempo. Le microplastiche sono presenti ovunque: dalle cime delle montagne ai fondali oceanici, nelle nuvole, nelle rocce e persino negli organi degli esseri umani e degli animali. Nonostante questa situazione critica, il trattato globale che avrebbe potuto segnare un punto di svolta è rimasto bloccato per divergenze politiche e interessi economici.
Uno dei punti più dibattuti è stato il ruolo del riciclo. Molti paesi, soprattutto quelli produttori di petrolio, hanno sostenuto che il problema dell'inquinamento da plastica si possa risolvere aumentando la percentuale di riciclo. Tuttavia, è ormai chiaro che il riciclo da solo non è sufficiente. La soluzione reale è ridurre la produzione di plastica e eliminare il concetto di monouso dalle nostre società. Solo così si potrà affrontare efficacemente la crisi della plastica.

Ostruzionismo e accuse tra i paesi partecipanti

Durante i negoziati, molti dei paesi favorevoli a un accordo ambizioso hanno accusato un piccolo gruppo di nazioni di bloccare i progressi. In particolare, le nazioni produttrici di petrolio, guidate dall'Arabia Saudita e che includono anche la Russia, sono state indicate come le principali responsabili dell'ostruzionismo. Questi paesi si sono opposti ai tagli nella produzione di plastica e ad altri obiettivi ambiziosi, preferendo mantenere lo status quo.
Anche la posizione ambigua di colossi come Cina e Stati Uniti ha avuto un impatto significativo sull'esito dei negoziati. Pur non schierandosi apertamente, la loro mancanza di supporto ha contribuito a rafforzare la posizione di chi si opponeva a misure più stringenti per ridurre la produzione di plastica. Questo atteggiamento ha messo in evidenza la debolezza dei processi di consenso internazionale, dove pochi paesi possono bloccare decisioni cruciali per il bene del pianeta.

La necessità di azioni concrete

Molte organizzazioni ambientaliste hanno espresso sfiducia nei confronti del processo negoziale, ritenendo che l'approccio attuale sia troppo lento e inefficace. Secondo il WWF, ad esempio, sappiamo già cosa bisogna fare per porre fine all'inquinamento da plastica, e continuare a rimandare le decisioni non porterà a nessun risultato concreto. Tra le misure proposte dal WWF per il trattato c'erano il divieto globale di alcune plastiche e sostanze chimiche dannose, standard globali per la progettazione dei prodotti e un meccanismo di finanziamento robusto per supportare questi cambiamenti.
Il fallimento di questi negoziati rappresenta un'occasione mancata per affrontare una delle più grandi sfide ambientali del nostro tempo. La plastica e le microplastiche continuano a inquinare il pianeta, e senza un intervento deciso da parte dei governi, la situazione non farà che peggiorare. È fondamentale che i paesi più influenti, come Stati Uniti e Cina, si assumano la responsabilità di guidare il cambiamento e di sostenere misure che riducano la produzione di plastica, invece di limitarsi a gestire i rifiuti.

Conclusioni

I negoziati per un trattato globale sulla plastica sono stati un fallimento, ma questo non significa che la battaglia sia persa. La pressione della società civile, delle organizzazioni ambientaliste e dei cittadini può ancora fare la differenza. È essenziale continuare a sensibilizzare l'opinione pubblica e a chiedere azioni concrete da parte dei governi per ridurre l'uso di plastica e promuovere alternative più sostenibili.
La strada verso un mondo senza plastica è lunga e difficile, ma è l'unica opzione per garantire un futuro sano e vivibile per le prossime generazioni. Dobbiamo agire ora, perché il tempo per negoziare senza risultati concreti è ormai scaduto.

Di Gaetano

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