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Italia deferita dall’Europa per abuso di contratti precari nella scuola: Cosa succede ora?

L'Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia Europea per abuso di contratti a termine nel settore scolastico, che coinvolgono sia insegnanti che personale ATA. Il deferimento riguarda l'abuso dei contratti precari e la discriminazione retributiva, specialmente legata alla progressione di carriera e agli scatti di anzianità. La situazione potrebbe portare a pesanti sanzioni per lo Stato italiano se non si adeguano le normative, e diverse class action potrebbero nascere per tutelare i diritti dei lavoratori.
La vicenda ha radici profonde: dal 1999 l'Italia avrebbe dovuto adottare la Direttiva Europea 70/99, che mira a prevenire l'abuso di contratti a termine. Inizialmente, il legislatore italiano ha cercato di evitare l'applicazione della direttiva per il settore scolastico, ma le sentenze della Corte di Giustizia Europea e della Corte Costituzionale hanno dichiarato illegittime tali esclusioni.
Il sindacato ANIEF, guidato da Marcello Pacifico, ha combattuto a lungo per far emergere la questione, promuovendo denunce e ricorsi presso la Corte di Giustizia e il Comitato dei Diritti Sociali. Nel 2020 il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha confermato la validità delle denunce di ANIEF, portando la Commissione Europea a deferire l'Italia.
Uno degli aspetti principali contestati è la mancanza di stabilizzazione dopo 36 mesi di servizio, contravvenendo alla normativa europea. Inoltre, la discriminazione economica tra personale di ruolo e precario viola il principio di non discriminazione. Questo riguarda non solo gli scatti di anzianità, ma anche il salario accessorio, che non viene riconosciuto ai supplenti brevi.
L'Italia rischia pesanti sanzioni giornaliere se non modifica le sue normative. In risposta, ANIEF ha lanciato una class action per tutelare i diritti dei lavoratori, fornendo supporto legale e avviando cause contro lo Stato per ottenere risarcimenti.
Il futuro ora dipende dalle azioni del governo italiano. Sarà necessario intervenire urgentemente, modificando le leggi e garantendo una parità di trattamento tra personale di ruolo e precario, sia a livello economico che giuridico. Tuttavia, se le modifiche non saranno attuate, le sanzioni e i ricorsi continueranno a gravare sul sistema scolastico italiano.

Di Gaetano

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