Impatto dell'Inquinamento Atmosferico sulla Mortalita' Non Accidentale Prima e Dopo il COVID-19
Durante la pandemia di COVID-19, molte misure di contenimento, come le restrizioni al traffico, la sospensione delle attività lavorative e la chiusura delle scuole, hanno portato a una drastica riduzione delle emissioni inquinanti. Questo ha determinato un netto miglioramento della qualità dell'aria in molte zone colpite dalla pandemia. A Yancheng, una città situata nella Cina orientale, l'impatto di tali misure ha permesso una significativa diminuzione delle concentrazioni di alcuni principali inquinanti atmosferici: il PM2.5 è calato del 43,4%, il PM10 del 38,5%, il SO2 del 62,9% e il NO2 del 22,6%. In controtendenza, è stato rilevato un incremento del 4,3% di ozono (O3).
Effetti sulla Mortalità Non Accidentale
Lo studio condotto a Yancheng si è focalizzato sull'effetto che i cambiamenti nella concentrazione di questi inquinanti hanno avuto sul rischio di mortalità non accidentale dei residenti. Utilizzando un modello statistico avanzato, il Generalized Additive Model (GAM), è stato possibile analizzare la relazione tra l'esposizione a questi inquinanti e il rischio di morte. I dati mostrano che l'esposizione al PM2.5 è associata a un aumento dell'1,01% del rischio relativo di morte non accidentale per ogni incremento di 10 µg/m³ di PM2.5.
Differenze di Genere e Cause Specifiche di Morte
Lo studio ha evidenziato anche delle differenze significative tra uomini e donne. Prima dell'epidemia, la maggior parte degli inquinanti aveva un impatto sulla mortalità sia degli uomini che delle donne. Tuttavia, dopo l'epidemia, è stato osservato che il PM10 ha avuto un impatto più significativo sulla mortalità maschile. Per quanto riguarda le donne, l'aumento di 10 µg/m³ di SO2 è stato associato a un incremento del 15,09% del rischio di morte non accidentale.
Inoltre, è stato rilevato che gli inquinanti atmosferici hanno avuto un impatto significativo anche sulle morti dovute a malattie cardiovascolari (CVD) e malattie respiratorie (RD). Prima del COVID-19, cinque inquinanti (PM2.5, PM10, SO2, NO2 e O3) erano associati alla mortalità per CVD, mentre dopo l'epidemia solo il PM10 ha continuato ad avere un impatto significativo.
L'Ozono: un Caso Particolare
Durante il periodo della pandemia, la concentrazione di ozono (O3) è leggermente aumentata, in controtendenza rispetto agli altri inquinanti. Nonostante l'ozono sia spesso considerato dannoso, in questo contesto sembra aver avuto un effetto protettivo, poiché è stata osservata una correlazione negativa tra le concentrazioni di O3 e la mortalità non accidentale. Tuttavia, il meccanismo alla base di questo effetto è ancora poco chiaro e richiede ulteriori ricerche.
Riduzione della Mortalita' e Benefici delle Misure di Contenimento
Le misure di contenimento attuate per contrastare il COVID-19 hanno avuto l'effetto collaterale positivo di ridurre la mortalità associata all'inquinamento atmosferico. L'abbattimento delle emissioni dovuto alla riduzione delle attività industriali e al minor traffico ha diminuito il numero di decessi legati a esposizioni brevi agli inquinanti. Questo conferma l'importanza di promuovere politiche volte a ridurre l'inquinamento atmosferico per proteggere la salute pubblica.
Implicazioni per il Futuro
Questo studio sottolinea l'importanza di migliorare la qualità dell'aria, sia per ridurre i rischi di mortalità non accidentale che per migliorare la salute generale della popolazione. Implementare standard più rigorosi per le emissioni industriali e per il traffico, insieme a una maggiore promozione di energie pulite e di forme di mobilità sostenibile, potrebbe portare a benefici significativi per la salute. La pandemia di COVID-19 ha offerto una preziosa opportunità per comprendere come le politiche di riduzione delle emissioni possano influenzare direttamente la salute della popolazione.
In sintesi, è evidente che la qualità dell'aria ha un impatto diretto e significativo sulla salute pubblica, e che interventi mirati per ridurre l'inquinamento atmosferico possono portare a una riduzione della mortalità associata a malattie respiratorie e cardiovascolari, contribuendo a migliorare la qualità della vita di milioni di persone.
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