Green Economy: adesso anche in università
In un periodo come questo, in cui la crisi europea sembra davvero essere una materia irrisolvibile, proviamo ad affrontare il problema puntando ad obiettivi che, forse, prima d’ora non avevamo preso in considerazione o, perlomeno, a cui non avevamo dato il giusto peso: le energie rinnovabili.
In europa sono diversi i paesi che si sono attrezzati sfruttando fonti di energia rinnovabili, infatti nel periodo 2000-2010 l’energia rinnovabile è cresciuta del 61%.
L’Italia ha un enorme potenziale, soprattutto se pensiamo al fotovoltaico, visto che siamo “il paese del sole”. Gli ecoincentivi sono terminati nel 2013 ma, per le imprese e aziende, c’è una nuova possibilità data dai SEU (sistemi efficienti di utenza), cioè un sistema che permette la produzione dell’energia utile al fabbisogno dell’azienda, che viene prodotta direttamente sul tetto, o nel terreno di pertinenza dell’azienda stessa. In questo modo è possibile azzerare i costi di dispaccio dell’energia, rendendola di fatto un prodotto a km 0, strategia che è stata normata non molto tempo fa, con la delibera del dicembre 2013 che chiarisce alcuni punti oscuri.
Ecco che, in questo modo, anche l’Italia può continuare ad usufruire di questa inesauribile fonte di energia, in particolar modo le aziende possono dimezzare le bollette e destinare quei soldi ad altri scopi, investendo e procurando altro lavoro, dando uno scossone alla nostra economia ormai in panne.
La questione “green” non è un argomento nuovo per le nostre università: all’inizio sono nati atenei telematici che mettevano a disposizione corsi e master online; lo studente poteva restarsene a casa propria, oppure poteva continuare a tenersi un lavoro part-time, e accedere alle mappe concettuali o lezioni registrate dei professori direttamente online, senza dunque il dovere di spostarsi da una città all’altra, o addirittura senza il bisogno di spostarsi all’interno della stessa città, quando questa è enorme come Roma o Milano. Successivamente si sono sviluppati dei veri e propri atenei green che racchiudono un servizio telematico oltreché “classico”, come ad esempio questo, facendo del loro comportamento verde uno dei punti di forza, così che gli studenti possano già adottare uno stile di vita eco-friendly sia che decidano di frequentare le lezioni, sia che decidano di seguirle telematicamente, perché da casa potrebbero studiare e tenersi in contatto con i docenti attraverso piattaforme dedicate, riducendo all’osso la stampa di carta, che sia per dispense, fotocopie o volantini.
Altro dato da non sottovalutare, la possibilità di avere cibo a chilometro 0 coltivato negli orti botanici dell’ateneo stesso, sviluppando contemporaneamente una duplicità di significato: l’abitudine a produrre autonomamente quello che ci serve per sopravvivere, cercando nel limite del possibile, di abituare la mente ad uno stile di vita ecologico senza dispendiosi imballaggi; dall’altro lato questo sistema riavvicina l’essere umano alla terra, usata quasi solamente, ormai, per consumare suolo al fine di costruire palazzine ed alimentare un circolo vizioso, utile solamente (se fatto in maniera errata) a consumare il nostro pianeta blu in maniera irreversibile.
Davide Gallo