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La grande guerra di Israele: Gaza, Libano, Siria, Yemen, Iran

Ad un anno dall'attacco del 7 ottobre, Israele ha lanciato una guerra su vasta scala contro diversi fronti nel Medio Oriente. Dopo aver devastato la Striscia di Gaza, l'attenzione di Israele si è spostata su altri teatri di conflitto, con l'obiettivo di eliminare i leader di Hezbollah e contrastare l'influenza iraniana nella regione. Il raid aereo che ha ucciso Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah da oltre 30 anni, rappresenta un momento cruciale per il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu.

Gli obiettivi di Israele

Il primo obiettivo di Israele è riportare la sicurezza nelle zone settentrionali del paese, in particolare per i circa 60-70 mila cittadini israeliani evacuati a causa dei continui lanci di razzi da parte di Hezbollah. Questi attacchi provengono dalle regioni meridionali del Libano, che Israele mira a controllare o almeno a spingere oltre la linea del fiume Litani, come previsto da una risoluzione delle Nazioni Unite.
L'eliminazione di Nasrallah è solo uno dei passi in una strategia più ampia, con cui Israele cerca di riscrivere i confini geopolitici della regione. L'obiettivo finale è il controllo della Cisgiordania (Giudea e Samaria), l'espulsione della popolazione palestinese da quei territori e l'annessione de facto di quest'area, rafforzando così il progetto di un "Grande Israele". Questa politica si estende oltre la Cisgiordania e include un crescente intervento in Libano, Siria e persino nello Yemen.

La guerra su più fronti

Israele sta combattendo simultaneamente su quattro fronti principali: Hamas a Gaza, Hezbollah nel Libano, varie fazioni militanti in Cisgiordania e gli Houthi in Yemen, tutti legati all'Iran. Gli Stati Uniti supportano Israele militarmente, fornendo armamenti sofisticati, come le bombe utilizzate per uccidere Nasrallah a Beirut, ma non sono interessati a essere coinvolti direttamente in un conflitto con l'Iran, soprattutto in vista delle prossime elezioni presidenziali americane.
Dal punto di vista israeliano, il "corridoio imperiale iraniano", che si estende dall'Afghanistan attraverso Baghdad fino a Beirut, rappresenta una minaccia strategica. Il governo israeliano, con il supporto americano e l'accordo tacito di paesi come l'Arabia Saudita, vuole spezzare questa influenza, soprattutto in Libano, dove l'Iran ha investito massicciamente nel sostegno a Hezbollah.

Rischi di una guerra prolungata

L'invasione del Libano meridionale è una questione dibattuta all'interno del governo israeliano. Alcuni membri del governo, in particolare quelli della fazione ultra-religiosa, spingono per un'invasione di terra, simile a quella del 2006. Tuttavia, molti esperti militari e lo stesso Ministro della Difesa israeliano sono cauti riguardo a questa opzione, temendo che possa trasformarsi in un "nuovo Vietnam" per Israele. Gli attacchi mirati contro i leader di Hezbollah potrebbero non essere sufficienti per disarticolare completamente l'organizzazione, che ha ancora un arsenale significativo e il sostegno dell'Iran.
Se Israele ritarda l'invasione, Hezbollah potrebbe riorganizzarsi e riprendere la sua capacità offensiva. La mancanza di un leader carismatico come Nasrallah, tuttavia, potrebbe indebolire il movimento a lungo termine, anche se è improbabile che Hezbollah sparisca completamente dalla scena politica e militare del Libano.

Il ruolo dell'Iran e le implicazioni regionali

L'Iran è un attore centrale in questo conflitto, ma attualmente è in una posizione di debolezza. Sebbene abbia promesso una risposta dura agli attacchi israeliani, finora Teheran ha adottato una strategia più cauta. La perdita di leader chiave come Nasrallah e del generale Qasem Soleimani nel 2020 ha ridotto la capacità operativa iraniana, ma l'Iran rimane un attore influente attraverso la sua rete di alleanze in tutto il Medio Oriente.
L'Iran è diviso internamente tra diverse fazioni politiche e militari, alcune delle quali non sono pienamente d'accordo sulla strategia di sostegno a Hezbollah e ad altri gruppi militanti. Ciò potrebbe portare a un ripensamento delle politiche iraniane, anche se, al momento, sembra improbabile un cambiamento radicale nel sostegno a Hezbollah e agli altri gruppi alleati.

Conclusioni

La situazione in Medio Oriente è estremamente complessa e incerta. Israele sta affrontando una sfida enorme, combattendo su più fronti e cercando di mantenere il controllo delle proprie risorse e del proprio territorio. L'obiettivo di Netanyahu è chiaro: ridisegnare il Medio Oriente secondo i propri interessi geopolitici, riducendo l'influenza iraniana e creando un "Grande Israele".
Tuttavia, il rischio di un'escalation regionale e di una guerra prolungata è molto alto. L'eventuale coinvolgimento degli Stati Uniti o di altre potenze regionali come l'Arabia Saudita potrebbe trasformare questa guerra in un conflitto di lunga durata, con conseguenze devastanti per l'intera regione. Israele, pur avendo ottenuto successi tattici, dovrà affrontare sfide significative nel mantenere la stabilità interna e la sicurezza dei propri cittadini.

Di Gaetano

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