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La fine dell'era Zelensky?

Nelle ultime ore, un segnale forte sembra essere arrivato all'indirizzo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: il vertice di Ramstein, previsto per il 12 ottobre, è stato cancellato, rimandato a data da destinarsi. Questa decisione, che appare senza precedenti, rappresenta un colpo inaspettato per Zelensky, abituato a ricevere supporto e risorse da parte degli alleati occidentali. Il presidente ucraino, che contava sul vertice per garantire nuovi aiuti militari e finanziari, si è visto negare una delle sue principali fonti di sostegno in un momento particolarmente delicato.

Un viaggio mancato e un incontro sfumato

Non solo il vertice di Ramstein: la visita di Zelensky a Washington, programmata per la presentazione del suo piano di pace e vittoria, si è rivelata un mezzo fallimento. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non ha partecipato, lasciando Zelensky senza le risposte sperate. Si tratta di un segnale chiaro del fatto che l'entusiasmo iniziale per il leader ucraino stia svanendo, soprattutto ora che il conflitto è in stallo da più di 950 giorni. La situazione al fronte, infatti, continua a peggiorare e l'offensiva russa nella regione del Donbass procede senza grosse difficoltà.

L'Ucraina dipendente dagli alleati

L'Ucraina, in questo momento, non ha alcuna autonomia. Sopravvive solo grazie al supporto degli alleati, sia per quanto riguarda le forze armate che per le garanzie politiche. L'offensiva di Kursk è stata un fallimento, un evento che molti analisti hanno paragonato al disastro di Bakhmut per la sua inutilità. Zelensky avrebbe addirittura ordinato ai soldati di non ritirarsi dalla città di Hugar fino alla fine della sua visita negli Stati Uniti, in modo da non mostrare debolezza mentre era impegnato a convincere gli alleati a fornirgli ulteriori aiuti. Questo ha portato a una tragica perdita di vite, con soldati sacrificati per un piano politico che non ha sortito gli effetti sperati.

Gli obiettivi della Russia e la risposta occidentale

Sul fronte russo, gli obiettivi sembrano chiari: il controllo completo delle regioni di Lugansk e Donetsk si sta concretizzando, e il vertice di Ramstein era essenziale per Zelensky per ottenere una promessa dagli alleati occidentali che non gli avrebbero voltato le spalle. La situazione è ancora più complicata dal fatto che il sentimento della popolazione ucraina nei confronti della guerra stia cambiando. I continui blackout e i bombardamenti sulle reti elettriche hanno contribuito a ridurre il supporto interno per il conflitto, rendendo sempre più difficile sostenere l'idea di una vittoria totale.

Proposte alternative e il ruolo dell'Occidente

Secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times, alcuni leader occidentali avrebbero iniziato a proporre un compromesso a Zelensky: cedere i territori già conquistati dalla Russia in cambio di un ingresso dell'Ucraina nella NATO. Questo segna un netto cambio di rotta rispetto alla posizione iniziale dell'Occidente, che prevedeva la riconquista di tutti i territori, compresa la Crimea. Tale proposta sembra dimostrare che i leader occidentali stanno cercando un modo per uscire dal conflitto, ma lascia dubbi sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin accetterebbe una soluzione del genere, soprattutto considerando che ha già il controllo di quei territori.

Il destino di Zelensky e il contesto internazionale

Zelensky sembra trovarsi ora in una posizione sempre più difficile. Con il suo mandato che si avvia verso la scadenza, la sua posizione politica è estremamente precaria. Gli Stati Uniti, che in passato erano stati i principali sostenitori dell'Ucraina, sembrano ora avere altre priorità: le elezioni presidenziali di novembre, le tensioni crescenti con Israele e la gestione della relazione con un leader sempre più imprevedibile come Netanyahu. L'interesse per Zelensky è sceso drasticamente nella lista delle priorità, lasciandolo praticamente senza supporto, mentre Russia e Cina rafforzano la loro cooperazione, unite dall'avversione comune verso l'Occidente.

La fine di un'era?

L'incontro a Ramstein avrebbe potuto rappresentare una delle ultime opportunità per Zelensky di ribaltare la situazione e ottenere l'aiuto necessario per proseguire il conflitto. Tuttavia, con la cancellazione del vertice, il presidente ucraino si trova ora senza una strategia chiara e con pochi alleati disposti a continuare a supportarlo. Persino Giorgia Meloni, uno degli ultimi sostenitori di Zelensky in Europa, sembra sempre più isolata, mentre altri leader guardano a nuove soluzioni per mettere fine al conflitto. Zelensky rischia di essere ricordato come il presidente che, pur di inseguire il sogno di una vittoria totale, ha mandato il suo popolo verso una guerra disastrosa senza un chiaro risultato.

Di Gaetano

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