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Errore nella Legge sulla Tassazione delle Criptovalute: Aliquota effettiva al 12,5%

Nel 2023, molti investitori in criptovalute si sono trovati di fronte all'obbligo di dichiarare e pagare le tasse sulle loro plusvalenze. Secondo la normativa, se le plusvalenze superavano la soglia di €2000, erano soggette a un'aliquota del 26%, la stessa applicata alle plusvalenze derivanti da azioni. Tuttavia, per chi ha diligentemente versato le imposte, è emersa una scoperta sorprendente: la legge contiene un errore che potrebbe ridurre l'aliquota effettiva sulle cripto al 12,5%. Questa scoperta, resa pubblica dal giurista Stefano Capaccioli, ha sollevato grande interesse nella comunità.

La Scoperta dell'Errore: Aliquota Effettiva al 12,5% per le Criptovalute?

Il sistema legislativo italiano non sempre riscrive le leggi da zero; spesso si aggiungono dei comma o sottosezioni a norme esistenti. Questo può portare a confusione e a errori. Nel caso della tassazione sulle criptovalute, il comma C sexties dell'articolo 67 è stato introdotto per inquadrare le cripto come un'attività separata, soggetta alle stesse regole fiscali delle azioni. Tuttavia, la legge non ha aggiornato tutte le sezioni pertinenti, in particolare quelle che regolano l'aliquota fiscale.
L'errore sta nel fatto che, pur essendo stata fissata un'aliquota del 26% per le plusvalenze derivanti da strumenti finanziari, la sezione riguardante le criptovalute non è stata inclusa tra i soggetti di questo aggiornamento. Pertanto, secondo la lettera della legge, le criptovalute rimarrebbero tassate al 12,5%.

Interpretazione della Normativa e le Implicazioni per i Contribuenti

In assenza di una dichiarazione chiara sul 26%, molti giuristi interpretano la legge considerando che, nel dubbio, i contribuenti possano applicare l'aliquota più bassa. Nel diritto tributario italiano, si tende a rispettare la "volontà del legislatore", ma in assenza di esplicite modifiche, si ritiene che le imposte non possano essere applicate oltre quanto specificato.
Capaccioli ha quindi proposto ai contribuenti di considerare l'aliquota al 12,5% e, se hanno pagato il 26%, di richiedere un rimborso. Sul sito del giurista Matteo Flora, è stato reso disponibile un template per l'istanza di rimborso che può essere inviato all'Agenzia delle Entrate tramite PEC.

Limitazioni e Ostacoli Pratici: Il Sistema di Calcolo Automatico dell'Agenzia delle Entrate

Nonostante l'apparente legittimità di richiedere una tassazione ridotta, l'Agenzia delle Entrate ha implementato un sistema di calcolo automatico per le imposte sulle cripto che applica l'aliquota del 26%. Questo significa che, in pratica, chi tenta di dichiarare al 12,5% potrebbe incontrare difficoltà: il sistema fiscale italiano potrebbe comunque generare un F24 con l'imposta al 26%, rendendo complesso ottenere il rimborso in assenza di un'azione legale o amministrativa.

Come Richiedere il Rimborso e Consigli per il Futuro

Coloro che hanno versato le imposte al 26% e vogliono provare a ottenere un rimborso possono procedere in due modi:

  1. Inviare una PEC all'Agenzia delle Entrate con l'istanza di rimborso compilata.
  2. Rivolgersi a un commercialista esperto in tassazione delle criptovalute per assistenza. Capaccioli e altri professionisti offrono consulenze specifiche su queste questioni.

Conclusioni: Una Svista o una Strategia?

La situazione attuale dimostra la complessità della normativa fiscale italiana, in cui gli aggiornamenti spesso si sovrappongono senza una revisione organica. Questo errore legislativo solleva domande importanti sull'attenzione del legislatore verso un settore in crescita come quello delle criptovalute. Finché la normativa non verrà aggiornata, il rischio di ambiguità rimarrà, e chi ha pagato l'imposta al 26% potrebbe voler considerare un'istanza di rimborso per adeguarsi a un'aliquota effettiva del 12,5%.

Di Roberto

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