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Il Curriculum Vitae narrativo: una rivoluzione nella valutazione della ricerca scientifica

Negli ultimi anni, la valutazione delle carriere accademiche e delle richieste di finanziamento è stata oggetto di critiche crescenti per la sua enfasi quasi esclusiva su metriche quantitative come il numero di pubblicazioni e gli indici di citazione. Questo approccio ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sua capacità di riflettere accuratamente il valore complessivo del lavoro di un ricercatore, trascurando aspetti come l'impatto sociale delle ricerche, l'insegnamento o il contributo alla comunità scientifica. In risposta a queste preoccupazioni, alcuni enti finanziatori stanno sperimentando un nuovo strumento: il Curriculum Vitae narrativo.
Secondo un recente articolo pubblicato su Nature Human Behaviour, il CV narrativo è concepito per offrire ai ricercatori l'opportunità di descrivere la loro carriera in modo più qualitativo, mettendo in evidenza non solo i loro successi accademici, ma anche aspetti meno visibili, come la mentorship, il coinvolgimento in progetti interdisciplinari e il contributo alla comunità scientifica e sociale. Questo formato mira a valorizzare la diversità nelle esperienze accademiche e a ridurre l'eccessiva dipendenza dalle metriche tradizionali.

Come funziona il Curriculum Vitae narrativo?

Il CV narrativo permette ai ricercatori di presentare il proprio percorso professionale attraverso sezioni narrative che illustrano non solo i risultati raggiunti, ma anche il percorso di crescita e l'impatto che il loro lavoro ha avuto nel tempo. Ad esempio, invece di elencare semplicemente articoli pubblicati e citazioni, un ricercatore potrebbe descrivere come una determinata ricerca abbia contribuito a migliorare una pratica clinica, o come un progetto interdisciplinare abbia avuto un impatto significativo sul cambiamento delle politiche pubbliche.
I principali elementi di un CV narrativo includono:

  • Impatto della ricerca: anziché focalizzarsi solo sui risultati pubblicati, viene dato spazio alla descrizione di come le scoperte scientifiche hanno influenzato settori come la salute pubblica, l'ambiente o la società in generale.
  • Collaborazioni: viene valorizzata la capacità del ricercatore di lavorare in team interdisciplinari e di costruire reti di collaborazione internazionali.
  • Mentorship: il CV narrativo offre l'opportunità di mettere in luce il contributo alla formazione e alla crescita professionale di studenti, dottorandi e colleghi.
  • Innovazione e creatività: uno spazio per illustrare i modi in cui il ricercatore ha introdotto nuove idee o metodologie nella propria disciplina.

I vantaggi del CV narrativo

Uno dei principali vantaggi del CV narrativo è la capacità di rappresentare meglio la diversità delle carriere accademiche. Mentre i tradizionali criteri di valutazione si concentrano spesso su aspetti specifici (come le pubblicazioni su riviste di alto impatto), il CV narrativo consente ai ricercatori di presentare un quadro più completo della propria attività. Questo è particolarmente importante per i ricercatori che lavorano in campi interdisciplinari, dove l'impatto delle scoperte può non essere immediatamente visibile attraverso le metriche tradizionali.
Inoltre, il formato narrativo incoraggia una valutazione più inclusiva e meno competitiva. Le carriere accademiche non seguono un percorso lineare, e il CV narrativo permette di riconoscere il valore delle esperienze non convenzionali, come il lavoro in settori emergenti o l'impegno in attività di divulgazione scientifica. Questo può essere particolarmente vantaggioso per i ricercatori provenienti da contesti svantaggiati o per quelli che hanno subito interruzioni di carriera per motivi personali o familiari.

Le sfide del CV narrativo

Nonostante i numerosi vantaggi, l'adozione del CV narrativo non è priva di sfide. Uno degli ostacoli principali è la mancanza di familiarità con questo formato sia da parte dei ricercatori che dei valutatori. Come osserva Kelly Cobey, leader del programma di metascienza e open-science presso l'Università di Ottawa, i ricercatori spesso non sanno cosa gli enti finanziatori cercano esattamente in un CV narrativo, il che può portare a incertezze su come presentare al meglio il proprio lavoro​(

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Un'altra sfida riguarda il tempo necessario per redigere un CV narrativo. A differenza del CV tradizionale, che è relativamente facile da aggiornare con nuove pubblicazioni e premi, il CV narrativo richiede una riflessione approfondita sul significato e l'impatto del proprio lavoro. Inoltre, è fondamentale che i valutatori siano adeguatamente formati per interpretare queste narrazioni e per riconoscere il valore degli aspetti meno quantitativi.
Infine, esiste il rischio che il CV narrativo favorisca i ricercatori che lavorano in istituzioni con risorse sufficienti per supportare la formazione e l'orientamento su come scrivere in modo efficace. Questo potrebbe creare nuove disuguaglianze tra ricercatori provenienti da istituzioni meno dotate di mezzi o supporto amministrativo.

Conclusione

Il CV narrativo rappresenta un tentativo innovativo di riformare la valutazione accademica, spostando l'attenzione dai numeri verso una visione più ampia e completa del contributo scientifico. Se ben implementato, questo formato potrebbe favorire una maggiore diversità e inclusione nella ricerca, valorizzando esperienze, competenze e percorsi accademici che non sempre trovano spazio nei criteri tradizionali. Tuttavia, per raggiungere il suo pieno potenziale, sarà necessario un ampio sforzo per educare sia i ricercatori che i valutatori su come utilizzare e interpretare al meglio questo nuovo strumento.

Di Gaetano

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