La Corsa di Australopithecus afarensis: Uno Studio sull’Evoluzione della Locomozione Umana
L'evoluzione del cammino bipede è una caratteristica cruciale nella storia degli ominidi, ma le capacità di corsa dei primi antenati umani non sono state approfondite in modo esaustivo. Uno studio recente ha utilizzato simulazioni fisiche per analizzare le abilità di corsa di Australopithecus afarensis, un antenato vissuto circa 3,7 milioni di anni fa, meglio noto per il famoso scheletro di "Lucy". I risultati evidenziano come la struttura corporea di questo ominide fosse adatta alla corsa, ma con limitazioni significative rispetto agli esseri umani moderni.
Principali Scoperte
Velocità Massima: Le simulazioni hanno mostrato che la velocità massima di corsa di Australopithecus afarensis era considerevolmente inferiore a quella degli umani moderni. Le velocità assolute oscillavano tra 1,74 m/s e 4,97 m/s, contro i 7,9 m/s di un modello umano.
Efficienza Energetica:
Il costo energetico della corsa di A. afarensis era simile a quello di mammiferi e uccelli di dimensioni comparabili. Tuttavia, la presenza di un tendine d'Achille meno sviluppato rispetto agli umani moderni comportava un costo energetico leggermente maggiore.
Questo conferma il ruolo cruciale del tendine d'Achille e dell'architettura muscolare nella riduzione del costo energetico della locomozione bipede negli esseri umani.
Limitazioni nella Struttura Corporea: La struttura corporea di Australopithecus, caratterizzata da braccia lunghe e gambe relativamente corte, limitava la velocità massima e la gamma di velocità submassimali. Queste caratteristiche erano un ostacolo significativo rispetto alle proporzioni del corpo umano moderno.
Innovazioni Evolutive nella Locomozione
Il confronto tra le simulazioni di Australopithecus afarensis e di un modello umano moderno ha permesso di identificare i principali adattamenti evolutivi che hanno migliorato la capacità di corsa negli ominidi:
Tendine d'Achille: Negli umani moderni, il tendine d'Achille agisce come una molla, immagazzinando e rilasciando energia elastica, migliorando l'efficienza della corsa.
Proporzioni del Corpo: Le gambe lunghe e il tronco relativamente corto degli esseri umani hanno ampliato la gamma di velocità e migliorato la resistenza.
Architettura Muscolare: L'evoluzione della muscolatura degli estensori della caviglia ha consentito un maggiore sfruttamento delle energie elastiche.
Implicazioni Ecologiche ed Evolutive
Gli autori dello studio ipotizzano che la capacità di corsa fosse un fattore determinante nella transizione evolutiva verso il genere Homo. La corsa, in particolare la capacità di resistenza, avrebbe offerto vantaggi significativi per la caccia e la sopravvivenza, aprendo nuove opportunità ecologiche.
Conclusioni
Questo studio fornisce un importante tassello per comprendere l'evoluzione della locomozione umana. I risultati suggeriscono che le innovazioni anatomiche fondamentali per la corsa non erano presenti in Australopithecus afarensis, ma sono emerse successivamente, nel genere Homo. Ciò evidenzia come il corpo umano moderno sia il risultato di adattamenti specifici volti a migliorare le prestazioni di corsa, piuttosto che un semplice sottoprodotto della selezione per un cammino efficiente.
FONTE