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Corea del nord: elezioni paradossali

Sventolii di bandiere, parate e battiti di mani mettono in scena una marcia che è una vera e propria danza, e tutto ciò per festeggiare il giorno delle elezioni.

Nel celebrare questo evento sono state prodotte diverse poesie come “Ondate di emozione e di felicità” e “Noi andiamo a votare“.

Per i cittadini della Corea del Nord è arrivato il tempo di recarsi alle urne al fine di eleggere “l’assemblea suprema del popolo“, la quale si riunisce una/due volte l’anno.

Solo una formalità, dato che per ogni seggio è presente un solo candidato: Kim Jong-un.

Eppure il voto serve ad uno scopo doppio, infatti Kim Jong-un potrà rivedere i vertici politici e circondarsi dei suoi più fidati sostenitori, ed inoltre potrà anche effettuare un censimento della popolazione verificando quanti nordcoreani hanno oltrepassato il confine con la Cina.

Queste sono le prime elezioni da quando Kim Jong-un ha preso il posto del defunto papà Kim Jong-il.

Il ritratto che rappresenta l’ex leader è stato fiancheggiato a quello di Kim Il-sung (presidente nonché fondatore della nazione), e lo si trova appeso sulla parete alle spalle delle urne; i soldati si inchinano dinanzi a queste figure subito dopo aver votato.

Queste elezioni arrivano poche settimane dopo la denuncia delle Nazioni Unite che avevano pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani nella Corea del Nord.

Secondo tale documento il governo coreano sta abusando pesantemente contro i propri cittadini in modi inimmaginabili, tanto da far paragoni con crimini che furono commessi dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Il presidente del comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani (Michael Kirby) ha scritto a Kim Jong-un per avvertirlo che potrebbe trovarsi ad affrontare un processo al tribunale penale internazionale per la sua responsabilità personale in qualità di capo di stato e delle forze armate.

Tra le violazioni che sono state individuate sul rapporto spicca la denuncia di una grande rete di campi di prigionia segreti, conosciuti col nome kwanliso, dove si sostiene che centinaia di migliaia di nordcoreani siano stati uccisi (alcuni addirittura abbandonati alla fame).

Secondo un’ultima stima, si contano tra gli 80 mila e i 120 mila prigionieri politici detenuti.

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Di Gaetano

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