La città a 15 minuti: un nuovo modello urbano per il futuro sostenibile
Negli ultimi anni, il concetto di "città a 15 minuti" ha guadagnato sempre più popolarità come risposta alle sfide urbane contemporanee, inclusa la lotta al cambiamento climatico e la ricerca di una migliore qualità della vita. Questo modello prevede che ogni cittadino possa accedere a tutti i servizi essenziali - come scuole, lavoro, supermercati, strutture sanitarie e spazi verdi - entro un breve tragitto a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione. Ma quanto è realmente applicabile questo concetto nelle città moderne? Uno studio recente pubblicato su Nature Human Behaviour ha analizzato proprio questo aspetto, utilizzando i dati sulla mobilità umana per valutare l'efficacia e l'equità di tale modello urbano.
Cos'è la città a 15 minuti?
Il concetto di "città a 15 minuti" nasce dall'urbanista franco-colombiano Carlos Moreno, che propone una visione urbana più vicina alle persone, dove gli spostamenti lunghi e stressanti vengono ridotti al minimo. L'idea principale è che i quartieri diventino più autosufficienti e multifunzionali, in modo che le persone possano trovare tutto ciò di cui hanno bisogno senza dover utilizzare l'automobile.
Questo modello si basa su quattro pilastri fondamentali:
- Prossimità: ridurre la distanza tra il luogo di residenza e i principali servizi.
- Diversificazione: garantire una gamma di servizi che soddisfino diverse esigenze all'interno di un quartiere.
- Sostenibilità: promuovere modalità di trasporto ecologiche come il camminare o il ciclismo.
- Partecipazione comunitaria: coinvolgere i residenti nella progettazione e gestione degli spazi pubblici, rafforzando i legami sociali.
L'importanza dei dati sulla mobilità umana
La realizzazione della città a 15 minuti, tuttavia, dipende da come le persone si muovono all'interno delle città. Lo studio pubblicato su Nature Human Behaviour utilizza i dati sulla mobilità raccolti attraverso dispositivi digitali e tecnologie di tracciamento, come smartphone e GPS, per valutare quanto sia realmente possibile implementare questo modello in diverse aree urbane.
Analizzando i dati, i ricercatori sono stati in grado di identificare le abitudini di viaggio delle persone e capire quanto tempo e quali mezzi utilizzano per raggiungere i luoghi che frequentano quotidianamente. Questa analisi ha rivelato delle discrepanze importanti tra diverse città e anche tra diversi quartieri all'interno della stessa città. Ad esempio, mentre alcune aree urbane mostrano una forte aderenza al modello della città a 15 minuti, con una grande concentrazione di servizi accessibili a piedi, altre aree - soprattutto quelle periferiche o meno sviluppate - sono molto lontane da questa configurazione ideale.
Le sfide del modello
Una delle sfide principali emerse dallo studio è la disparità socioeconomica che può limitare l'applicazione del modello della città a 15 minuti. Le zone più ricche tendono ad avere una maggiore concentrazione di servizi di alta qualità vicini alle abitazioni, mentre le aree a basso reddito spesso mancano di strutture adeguate e richiedono lunghi spostamenti per accedere a servizi essenziali come la sanità o l'istruzione. Questo crea un divario di accessibilità che rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze sociali.
Inoltre, lo studio sottolinea che la progettazione urbana deve tenere conto della complessità delle abitudini delle persone. Molti cittadini preferiscono comunque usare l'automobile anche quando i servizi sono relativamente vicini, per motivi che vanno dalla comodità personale alla mancanza di infrastrutture ciclabili o pedonali sicure. Promuovere un cambiamento nelle abitudini richiede quindi non solo la creazione di quartieri più accessibili, ma anche politiche di incentivazione all'uso di mezzi di trasporto sostenibili e campagne di sensibilizzazione sui benefici della vita di prossimità.
Opportunità per il futuro urbano
Nonostante le sfide, la città a 15 minuti rappresenta un'opportunità unica per ripensare lo sviluppo urbano in modo più sostenibile e a misura d'uomo. Le città che adottano questo modello possono ridurre la congestione del traffico, abbassare le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell'aria. Inoltre, un maggiore uso degli spazi pubblici a livello locale può favorire la coesione sociale, trasformando i quartieri in comunità più vivibili e solidali.
Il successo di questo modello richiede un impegno politico significativo, con investimenti in infrastrutture pubbliche e una pianificazione urbana che metta al centro le esigenze delle persone, non solo quelle economiche. Le città del futuro, secondo questa visione, non saranno più pensate in funzione dell'automobile, ma come spazi umani dove la vita di quartiere tornerà al centro dell'esperienza quotidiana.
Conclusione
Il concetto di città a 15 minuti è più di una semplice utopia urbanistica: rappresenta un'opportunità concreta per ridisegnare le città in modo più equo e sostenibile. Lo studio di Nature Human Behaviour ci ricorda che, per far sì che questo modello funzioni, è necessario comprendere le reali dinamiche di mobilità e comportamento delle persone, garantendo al contempo che tutti, indipendentemente dal reddito o dalla posizione geografica, abbiano accesso a una vita urbana più sana e a misura d'uomo.