BlackRock e Vanguard: Chi Controlla Davvero il Mercato Finanziario Mondiale?
Nel panorama finanziario globale, due nomi risuonano con particolare forza: BlackRock e Vanguard. Queste società di gestione patrimoniale sono tra i più grandi proprietari di azioni di quasi tutte le principali aziende pubbliche del mondo. Questa concentrazione di proprietà ha sollevato molte preoccupazioni e dato vita a teorie complottiste, secondo cui BlackRock e Vanguard potrebbero controllare le decisioni aziendali e, di conseguenza, l'economia mondiale. Ma quanto c'è di vero in queste affermazioni?
Chi possiede le grandi aziende?
Secondo le analisi, Vanguard e BlackRock possiedono una percentuale significativa delle azioni di molte delle principali società tecnologiche. Ad esempio, Vanguard possiede l'8,7% delle azioni di Apple, mentre BlackRock ne possiede circa il 7%. Questa situazione si ripete anche per altre aziende, come Microsoft, dove Vanguard detiene il 9% e BlackRock il 7,5%. Ma cosa significa tutto questo per il controllo delle decisioni aziendali?
Molti pensano che avere una quota così rilevante di azioni dia a questi giganti finanziari un enorme potere decisionale sulle politiche aziendali. Tuttavia, la realtà è più complessa. Quando acquistiamo quote di un ETF (Exchange-Traded Fund) o di un fondo comune gestito da Vanguard o BlackRock, noi investitori siamo tecnicamente i proprietari di una parte delle azioni sottostanti, ma la gestione e il voto nelle assemblee aziendali sono delegati a questi giganti finanziari.
La concentrazione della proprietà e il problema del proxy voting
Uno degli aspetti più discussi è il cosiddetto proxy voting, ovvero il diritto di voto nelle assemblee degli azionisti. Quando Vanguard o BlackRock detengono una percentuale significativa delle azioni di un'azienda, possono votare a nome di tutti gli investitori dei loro fondi. In pratica, questi colossi vanno alle assemblee aziendali e votano su questioni cruciali come le nomine del consiglio di amministrazione o le strategie aziendali, rappresentando l'interesse degli investitori che possiedono quote nei loro fondi.
Questo sistema presenta un potenziale rischio. Se Vanguard e BlackRock votano sempre a favore delle proposte del management aziendale, gli interessi dei piccoli investitori potrebbero non essere sempre rappresentati adeguatamente. Infatti, ci sono critiche sul fatto che questi gestori di fondi tendano spesso a sostenere le posizioni delle aziende, piuttosto che quelle degli azionisti individuali. Questo potrebbe creare una disconnessione tra ciò che desiderano gli investitori e ciò che viene effettivamente deciso nelle aziende.
L'aumento degli investimenti passivi e il loro impatto
Negli ultimi anni, c'è stato un enorme aumento dell'investimento passivo, ovvero l'investimento in fondi che seguono gli indici di mercato come l'S&P 500. Questo tipo di investimento è passato dal rappresentare il 7% del mercato dieci anni fa al 24% di oggi. Questo ha fatto sì che le quote di molte società fossero sempre più concentrate nelle mani di pochi grandi gestori di fondi come Vanguard e BlackRock.
L'investimento passivo presenta un'altra sfida: la scoperta del prezzo delle azioni. Quando la maggior parte degli investitori segue passivamente gli indici, nessuno analizza in modo critico le singole aziende per determinare se il loro valore di mercato sia giusto o meno. Questo potrebbe portare a distorsioni nei prezzi delle azioni, poiché la domanda e l'offerta non riflettono più una valutazione basata sull'analisi fondamentale delle aziende.
Le preoccupazioni per il futuro: chi controlla davvero?
Un'altra preoccupazione riguarda il potenziale potere di controllo che questi giganti finanziari potrebbero esercitare sulle società in cui investono. Se la concentrazione del potere nelle mani di Vanguard, BlackRock e altri pochi attori continua a crescere, questi potrebbero trovarsi in una posizione in cui hanno una influenza sproporzionata su molte aziende contemporaneamente, dando vita a un vero e proprio oligopolio nel settore finanziario.
Recentemente, si è parlato della possibilità di limitare la quota di proprietà che i grandi gestori di fondi possono avere nelle aziende. La SEC (Securities and Exchange Commission) degli Stati Uniti sta valutando l'idea di imporre un limite del 10% alla quota che un singolo gestore di asset può detenere in una società. Questo potrebbe essere un modo per evitare che un numero ridotto di attori acquisisca un controllo eccessivo su una parte significativa dell'economia.
Il voto degli investitori: un'opzione per il futuro?
Per cercare di risolvere queste criticità, Vanguard ha recentemente lanciato un programma chiamato proxy voting choice, che permette agli investitori di alcuni fondi di partecipare direttamente alle decisioni di voto nelle assemblee aziendali. Questo potrebbe rappresentare un passo avanti verso una maggiore trasparenza e un miglior allineamento tra gli interessi dei piccoli investitori e le decisioni aziendali. Tuttavia, questa opzione è ancora in fase di sperimentazione e non è disponibile per tutti i fondi o per tutti gli investitori.
Conclusioni: Vanguard, BlackRock e il futuro della finanza globale
La presenza di BlackRock, Vanguard e State Street come principali proprietari delle azioni delle grandi aziende pubbliche solleva molte domande sul controllo e sull'influenza che queste società possono esercitare. Sebbene non ci sia un complotto segreto dietro questa concentrazione, è chiaro che il potere di voto detenuto da questi colossi rappresenta un punto critico per il futuro della governance aziendale.
Il dibattito sull'investimento passivo e sul ruolo dei grandi gestori di fondi non riguarda solo il potenziale controllo delle aziende, ma anche la qualità delle decisioni prese a nome degli investitori. Le iniziative come il proxy voting choice potrebbero rappresentare un tentativo di riequilibrare il potere tra gestori di fondi e investitori individuali, ma resta da vedere se saranno sufficienti per affrontare le sfide che il mercato finanziario dovrà affrontare nei prossimi decenni.